Lo stomaco  è un organo dell’apparato digerente che svolge la seconda fase della digestione, quella successiva alla masticazione. Il prefisso “gastro-“, che identifica i termini medici legati allo stomaco, è derivato dal greco γαστήρ -τρός (ventre, stomaco).

Lo stomaco umano ha la forma di una sacca appiattita in senso antero-posteriore, che occupa topograficamente le regioni dell’ipocondrio sinistro e dell’epigastrio; tuttavia bisogna sottolineare che esso presenta notevole variabilità di forma e posizione sia tra vivente e cadavere, sia a seconda delle costituzione fisica e della posizione assunta: esso infatti mostra un maggior asse verticale nel longilineo mentre nel brevilineo tende ad assumere un maggior asse orizzontale. Presenta all’osservazione una faccia anteriore e una posteriore, un margine destro concavo o piccola curvatura e un margine sinistro convesso o grande curvatura

Il suo ruolo principale è quello di scomporre in frammenti più piccoli le molecole di grandi dimensioni, ingerite con l’alimentazione, mediante l’azione di acido cloridrico, al fine di consentirne l’assorbimento da parte dell’intestino tenue. Altre funzioni sono la digestione proteica, svolta dagli enzimi litici rennina e pepsine (le proteine vengono scomposte in catene più piccole, dette polipeptidi), l’assorbimento dell’acqua, di alcuni ioni e composti liposolubili quali l’alcol, l’acido acetilsalicilico e la caffeina.

La pepsina lavora solamente in ambiente a basso pH. Questo viene garantito sempre dalla presenza dell’acido cloridrico.

L’insieme di tutti questi elementi è detto succo gastrico, che viene azionato anche solo se pensiamo di mangiare (ovvero, quando viene “l’acquolina”, cioè viene stimolata la salivazione). Le pareti dello stomaco, in assenza di fattori protettivi, verrebbero danneggiate per colpa dell’acidità intrinseca del succo gastrico, ma lo stomaco secerne una sostanza, la mucina, che evita questo problema. La spessa muscolatura garantisce infine i movimenti di rimescolamento degli alimenti, che durante la permanenza nello stomaco, che può variare da una a tre ore, si trasformano in chimo

 

Cancro Gastrico

Il tumore dello stomaco è provocato da una massa di cellule in crescita incontrollata, originatesi, nel 90 per cento dei casi, dal rivestimento interno dell’organo.

Il cancro dello stomaco colpisce mediamente le persone con età compresa tra i 45 e i 55 anni. Negli ultimi anni il numero di casi diagnosticati nei Paesi occidentali è in diminuzione, un fenomeno che sembra dovuto, almeno in parte, al miglioramento dell’alimentazione e alla diminuzione del consumo di cibi conservati sotto sale o affumicati Il tasso d’incidenza annuale è più elevato nei paesi dell’Europa orientale (34 per 100.000 nell’uomo) e meridionale (19 per 100.000 nell’uomo) rispetto a quello dell’Europa settentrionale (6 per 100.000 nella donna) e occidentale (7 per 100.000 nella donna). In sei casi su dieci il paziente ha più di 65 anni.

Fattori di rischio

Diversi sono i fattori chiamati in causa per spiegare la nascita e lo sviluppo del tumore dello stomaco; tra essi, l’alimentazione gioca un ruolo importante: una dieta ricca di amidi, grassi e cibi affumicati o salati (che contengono nitriti e nitrati precursori di cancerogeni come le nitrosamine) ne può favorire l’insorgenza, così come il consumo di alcol e il fumo di sigaretta, che possono contribuire alla trasformazione del tessuto gastrico in senso tumorale.

Di recente, inoltre, ha assunto sempre maggiore importanza il ruolo svolto dall’Helicobacter pylori, un batterio responsabile anche dell’ulcera gastrica e duodenale: la sua presenza nello stomaco, infatti, può alterare – nel corso di anni – i delicati equilibri che esistono a livello dell’organo.

È stato poi dimostrato che esiste una predisposizione familiare che contribuisce alla genesi della malattia; alcune alterazioni a carico di determinati geni (tra i quali p53 e APC) sono causa dell’insorgenza di tumori in diversi organi, tra i quali lo stomaco (si parla, in questi casi, di sindrome di Linch di tipo II).

Infine, vale la pena di citare altre possibili cause, che si verificano più raramente, e che sono rappresentate dalla poliposi gastrica, ovvero dalla formazione di piccole escrescenze benigne che con il tempo, se non curate, possono degenerare e diventare maligne, e da interventi chirurgici con tecniche particolari che venivano effettuati in passato. In quest’ultimo caso è possibile che, dopo circa 15 o 20 anni, il punto in cui si è formata la cicatrice diventi luogo di partenza di un tumore: per questo le persone operate allo stomaco devono essere periodicamente controllate con la gastroscopia, un esame che permette di visualizzare lo stato di salute del rivestimento interno dell’organo.

Sintomi

Il tumore dello stomaco si presenta, purtroppo, con sintomi che possono facilmente essere confusi con quelli di una gastrite o di un’ulcera gastrica: nausea, difficoltà di digestione, mancanza di appetito o difficoltà a mangiare grandi quantità di cibo. Per questa ragione se un trattamento per la gastrite o per l’ulcera non sortisce alcun effetto positivo, è opportuno fare una gastroscopia per valutare direttamente lo stato della mucosa interna dell’organo.

Sintomi più gravi come vomito con sangue o perdita di peso improvvisa devono invece essere valutati urgentemente

Diagnosi

La diagnosi per il tumore dello stomaco si basa, soprattutto per le persone che ospitano nello stomaco l’Helicobacter pylori, che hanno avuto ulcere gastriche o che sono state operate allo stomaco, sul controllo periodico tramite la gastroscopia.

Lo stesso esame, che permette anche di prelevare piccole quantità di tessuto per esaminarle al microscopio (biopsia), consente di fare la diagnosi nelle persone che hanno sintomi specifici.

Terapia

Quando possibile, la chirurgia è la prima scelta, anche se è davvero risolutiva solo nel 20-30 per cento dei casi.

L’intervento scelto più di frequente è l’asportazione di tutto lo stomaco o di parte di esso.

La chemioterapia si utilizza se la malattia ha già dato luogo a metastasi, mentre si sta ancora discutendo sul ruolo della chemioterapia adiuvante, cioè eseguita dopo un intervento chirurgico radicale per evitare le ricadute e le metastasi. I farmaci chemioterapici che si sono dimostrati più attivi sono il 5-fluorouracile e il cisplatino.

 

 

 

La gastrectomia è l’operazione chirurgica consistente nella resezione parziale o totale dello stomaco, che deve essere eseguita quando si hanno formazioni tumorali a carico della parete gastrica.In base alla grandezza e alla localizzazione della lesione, è necessario asportare, una parte dello stomaco (gastrectomia parziale) o tutto lo stoamco (gastrectomia totale) e i linfonodi regionali.

La rimozione dei linfonodi, in caso di tumore, è importante per due motivi:

 permette di effettuare una corretta stadiazione della malattia, necessaria per decidere su

eventuali trattamenti futuri; 

 permette di evitare la diffusione delle cellule neoplastiche che avviene soprattutto attraverso

la circolazione della linfa, filtrata dai linfonodi.

Quando la lesione è più estesa vengono asportati tutto lo stomaco, i relativi linfonodi, il tratto inferiore dell’esofago e la milza. Si parla in questo caso di gastrectomia totale allargata . Nella

gastrectomia totale il tratto di esofago rimasto viene collegato direttamente all’intestino tenue per

permettere all’apparato digerente di continuare a funzionare.a

L’intervento viene effettuato in anestesia generale,

L’intervento si esegue sia ad addome aperto che per via laparoscopica. 

La laparoscopia offre alcuni vantaggi: 

minore dolore post-operatorio, ospedalizzazione più breve e ritorno più rapido alle proprie abitudini di vita

 

L’intervento di gastrectomia crea problemi relativi  all’alimentazione in circa il 30% delle persone, ma sintomi importanti sono presenti solo nell’1-5%.

Questi sintomi dipendono dal fatto che, dopo la gastrectomia, il cibo viene decomposto

nell’intestino tenue anziché nello stomaco, come conseguenza delle modifiche radicali apportate

all’apparato digerente. Spesso questo provoca la cosiddetta Sindrome da svuotamento accelerato o sindrome da transito accelerato (“Dumping Syndrome”, in inglese) che determina un calo degli zuccheri nel sangue e un passaggio di liquidi nell’intestino.

La fase precoce insorge da 15 a 30 minuti dopo il pasto ed è caratterizzata da sintomatologia gastrointestinale quali senso di pienezza gastrica, crampi addominali, nausea, diarrea e sintomi vasomotori (per esempio tachicardia, sudorazione, astenia).

I sintomi gastrointestinali e quelli vasomotori compaiono anche separatamente.

La fase tardiva, che si instaura da 2 a 4 ore dopo il pasto, si associa ai sintomi legati al calo di zuccheri ossia sudorazione, nausea, fame, tremori e/o debolezza.

Le manifestazioni di malessere si manifestano dopo i pasti:

 giramenti di testa

 calo di pressione

 pallore

 palpitazioni o tachicardia

 sudore

 

 nausea e vomito

 debolezza

Grazie ad alcuni accorgimenti e ad un nuovo regime alimentare è possibile ridurre tali sintomi.

La maggior parte dei sintomi, comunque, si risolve o migliora con il tempo, solo in alcuni casi le limitazioni dietetiche proseguiranno più a lungo.

 

Accorgimenti alimentari

I suggerimenti che seguono potranno essere utili per aiutare a modificare le abitudini alimentari e ad affrontare meglio i disagi legati all’alimentazione:

  • Abituarsi a mangiare piccole quantità di cibo suddivise in almeno 6 pasti al giorno, privilegiando soprattutto cibi con più alto valore nutritivo.
  • Mangiare alla stessa ora tutti i giorni per dare all’organismo un ritmo alimentare.
  • Mastichicare a lungo e lentamente. Evitare di coricarsi nella prima ora dopo i pasti per evitare il reflusso.
  • Limitare il consumo di cibi liquidi che tendono a dare senso di sazietà a scapito del nutrimento.
  • Evitare di bere durante i pasti.
  • Tenere nota di ciò che  si mangia e della comparsa di eventuali malesseri: ogni organismo reagisce in modo diverso ai diversi alimenti.